Io vi punirò!

Io vi punirò!






            2025  

Tre persone sono tenute prigioniere in un sottoscala da un misterioso individuo .

Scena 1:
Interno  

 

Nero

Dissolvenza

Lenta discesa lungo una scalinata buia e stretta.

Dal fondo giunge, ovattato, il pianto disperato di una donna.


 

Voce di donna:
Aiuto… vi prego, aiutateci!!!


 

La voce, sprezzante, di un giovane la zittisce in modo brusco.

 


Voce giovane:
E piantala di frignare!


 

La voce, bonaria, di un uomo interviene.

 


Voce d’uomo:
Figliolo, ti prego, smettila.

Voce giovane:
Oh, mi perdoni padre... se mi sono rotto di sentire i piagnistei di questa befana.

 

 

La donna smette quindi di chiedere aiuto ma si sente comunque il suo pianto soffocato.

Intanto si é giunti alla fine della scalinata, davanti una porta metallica. Di fianco la porta vi é un interruttore che la mano di un uomo spinge in giù.

 

 

 

Scena 2:
Interno

 

 

Dall'altra parte della porta due lampade al neon si accendono illuminando un ampio e spoglio locale occupato da tre persone sedute sul pavimento, ciascuna con il collo costretto in un guinzaglio assicurato alla parete da una corta ma robusta catena.

Come le loro voci avevano fatto intendere, i tre individui sono una donna attempata vestita elegantemente, un prete di mezza età ed un giovane dall’aspetto trasandato e poco raccomandabile.

I tre prigionieri fanno appena in tempo ad abituarsi alla luce che la grossa porta viene aperta scorrendo di lato ed un uomo fa il suo ingresso nel locale tenendo sotto braccio una misteriosa tavola oblunga coperta da un telo.

La donna é la prima a parlare.

 

 

Donna:
La prego... la prego ci lasci andare.

 

 

Il giovane teppista inizia a ridere.

 

 

Giovane:

Eheheh... zietta ma non vedi?
Si é presentato a volto scoperto... come speri che ci lasci andare?!

 

Donna:

Taci maledizione!!!
 

 

Il rapitore si avvicina alla donna e poggia a terra la tavola davanti a lei. Toglie quindi il telo scoprendo uno specchio dove la donna si guarda riflessa. Ed è a quel punto che l'uomo prende finalmente parola.

 

 

Rapitore:

Dimmi, cosa vedi davanti a te?
 

Donna:
Co-come?

 

 

Rapitore:

In questo specchio, cosa vedi?
 

Donna:

 [con voce piagnucolosa]:

Vedo una povera vecchia che non sa perché é qui.

 

 

Il giovane teppista, insolentemente, trattiene una risata.

Il rapitore gli bada appena e continua a rivolgersi alla donna.

 

 

Rapitore:

Tutt’altro… in cuor tuo sai perché sei qui, come io vedo chiaramente ciò che tu non riesci a vedere, ciò che sei realmente, un essere ripugnante, un famelico rapace che approfitta della povertà e disperazione altrui per arricchirsi.

 

 

Attraverso gli occhi del rapitore infatti vediamo la vecchia signora trasfigurata in una creatura dal corpo sì umano ma la cui testa é quella di un uccello indefinibile, con un becco giallo ed adunco, occhi sottili ed una cresta arancione sulla sommità, mentre in luogo delle mani, strette sul petto, ha delle zampacce rugose ed artigliate.

 

 

Donna:

Ma... cosa sta dicendo?

 

Rapitore:

Dico ciò che vedo e che ho visto, tante volte.

 

 

FLASHBACK:

Il rapitore, fermo su un marciapiede, osserva con occhi increduli una scena dal lato opposto della strada: l'anziana signora/rapace, vestita con abiti eleganti, che discute con una giovane donna dall'aspetto dismesso e dall'atteggiamento umile. Al fianco di questa povera donna, una bambina che le tiene la mano e osserva l'anziana con sguardo timoroso. L'anziana risponde allo sguardo della piccola accarezzandole la guancia con i suoi mostruosi artigli, mentre dal becco fa capolino la punta di una lingua rosea.

 

 

Lasciando la donna sbigottita e senza parole, l'uomo si sposta piazzandosi, insieme allo specchio, davanti il prete.

 

Rapitore:

Dimmi, cosa vedi davanti a te?

Prete:

Figliolo...

Rapitore [ripetendo con tono spazientito]:

Dimmi, cosa vedi davanti a te?

Prete:

Dimmi tu cos'é che vedi.

Rapitore:

E così sia.

Vedo un orrendo e bavoso suino che carpisce la fiducia di ragazzine ingenue che si affidano a lui, rassicurate dall'abito che indossa ed ignare della bestia che vi si nasconde.
 

 

Come per l'anziana, anche per il prete siamo testimoni di una improvvisa trasfigurazione, stavolta in una sorta di cinghiale antropomorfo.
 


FLASHBACK:

Il rapitore é seduto tra gli scranni di una chiesa ed osserva il prete/cinghiale parlare con una giovanissima parrocchiana in calzoncini corti, poggiandole la sua mano/zampa pelosa su una spalla e fissandola con occhi rossi e famelici mentre un filo di bava scende dalle sue zanne ricurve e sporgenti dal suo grugno.

 

 

Tocca ora al giovane, il quale prende per primo la parola.
 


Giovane:

Risparmiami il sermone, so benissimo di far schifo, e sai una cosa, mi va bene così.

Però sono curioso... dimmi un po’, in quale specie di bestiaccia mi vedi?

Rapitore:
Vedo la tua natura di insetto strisciante venire fuori mentre dispensi veleno ai ragazzini fuori le scuole.

Lì dove dovrebbero imparare come si vive, tu li conduci alla morte.

 

 

 

FLASHBACK:

Il rapitore, seduto in auto, spia da lontano il giovane spacciatore/insetto che consegna droga agli studenti di un liceo passandola loro con dita simili a chele ricurve.
 


Giovane [trasfigurato in un insetto umanoide]:

Wow, un insetto?!

Niente male!

Si dice che certi insetti potrebbero addirittura sopravvivere ad un'esplosione nucleare.

Donna:

Ma cos'é che vuoi da noi?

Rapitore:

Ma io non voglio nulla da voi... sono io a voler dare a voi qualcosa.
Voglio offrirvi la possibilità di fare ammenda per la vostra natura ed i vostri atti spregevoli.

Prete:

Soltanto nostro Signore ha il diritto di giudicarci e decidere della sorte della nostra anima.

Mentre in questa vita é la legge e la giustizia terrena che hanno il compito di punire i nostri misfatti.

Rapitore:

Nella legge dell'uomo non ripongo più alcuna fiducia.
Mentre al giudizio di Dio offro i miei servigi.

 

Prete:

Mi chiedo se prima o poi sarai altrettanto severo nel giudicare te stesso per tanta superbia.

 

Giovane:

Ben detto!

Dì un po’, se ora guardassi te stesso in quello specchio, cosa vedresti?

Come vedresti il tuo brutto muso dopo che hai rapito tre persone, le hai rinchiuse in questo buco e messe al guinzaglio come cani rognosi?

Come ti vedrai dopo che avrai fatto da giudice, giuria e boia?

Perché non dai un’occhiata adesso?!
 


Dopo averlo fissato per alcuni secondi, con un'espressione tra il risentito ed il beffardo, il rapitore abbassa lo sguardo sullo specchio tenuto in piedi davanti a sé. Si abbassa quindi ad afferrarlo con due mani e, giratolo verso di sé, lentamente inizia a sollevarlo.

Nel mentre, attraverso la porta lasciata accostata, un uomo in impermeabile, con distintivo appuntato sul petto ed armato di pistola, avanza silenziosamente oltre l'uscio.

I tre prigionieri sono ovviamente i primi a vederlo, con un misto di stupore, sollievo ed angoscia; inevitabilmente anche il loro aguzzino, una volta portato lo specchio davanti il suo volto, scorge il nuovo arrivato puntargli la pistola contro.

 

 

Ispettore:

Resta dove sei, abbassa lentamente quello specchio, inginocchiati e metti le mani sulla testa.

 

 

Il rapitore osserva l’uomo riflesso con uno sguardo colmo di stupore al quale si sostituisce, un po’ per volta, una smorfia di rabbia. Il volto dell’ispettore infatti, ai suoi occhi, non é quello di un essere umano bensì quello di un mastino rabbioso.

 

 

Ispettore: 

Ti ho detto di mettere giù quello specchio, non fartelo ripetere.

 

 

Il rapitore allora, lentamente, anziché abbassare lo specchio, fa scendere una per una le mani lungo la cornice dello stesso, tra gli sguardi angosciati dei tre prigionieri che, evidentemente, intuiscono le sue intenzioni.

Egli infatti, afferrato lo specchio come fosse una spranga, ruota su sé stesso per colpire l’ispettore, il quale reagisce all’attacco esplodendo un colpo di pistola che, oltrepassando lo specchio, colpisce l'uomo appena al di sotto della clavicola.

L'urto é così violento da catapultarlo contro la parete per poi farlo cadere a terra insieme allo specchio che, nello schianto col pavimento, finisce in frantumi.

 

 

Scena 3:
Esterno – Giorno - Strada

 

Alcune auto della polizia e due ambulanze sostano davanti un edificio. Oltre le transenne messe a delimitare la zona, numerose persone si accalcano incuriosite.
Nei pressi di una delle ambulanze sostano le tre persone ormai liberate ed alle quali gli infermieri prestano le prime cure.

Dall'edificio viene fuori una lettiga trasportata da due infermieri e sulla quale é steso, ammanettato, il rapitore con una mascherina per l'ossigeno sulla bocca. Una terza infermiera li scorta reggendo una flebo.

Mentre stanno per caricare il ferito sull'ambulanza uno degli infermieri chiama l’ispettore, il quale guardava la scena in disparte fumandosi una sigaretta.

 

Infermiere:

Ispettore…venga presto, le vuole parlare.
 

 

L’ispettore getta a terra la sigaretta e si avvicina all'uomo disteso. L’uomo allora, a fatica, biascica alcune parole che l’ispettore non riesce a intendere.

 


Rapitore:

hhhhhhhiohhhhh... vihhhhhh... puniròhhhhhhhh

 

 

Allo sguardo interrogativo dell’ispettore, l'uomo reagisce strappandosi la mascherina e, rabbiosamente ma con grande sforzo, ripete la frase.

 

 

Rapitore:

Io... vi... punirò!

IO... VI... PUNIRO'!!!!!

 


Uno degli infermieri gli rimette la mascherina e trascina la lettiga nell'ambulanza. La collega entra con lui mentre l'altro infermiere chiude le portiere.

Agli occhi folli dell’uomo gli infermieri hanno, tutti e tre, volti squamosi da rettile.

 

L'ambulanza parte a sirene spiegate.
 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 



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